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Simone Weil – Scritti sul colonialismo

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Simone Weil – Scritti sul colonialismo

8,00€

COD: 978-88-32265-43-9

Descrizione prodotto

Simone Weil, Scritti sul colonialismo

2024, 60 pagine, € 8.00

Traduzione e cura di Mauro Trentadue

Collana I Grani

 

Mentre si trovava in Spagna, appostata entro un canneto lungo le rive del fiume Ebro – esposta al fuoco dei franchisti – oppure in Francia, quando, estenuata davanti alla bocca di un altoforno, cercava di capire anche col corpo la fatica senza pari della condizione operaia, Simone Weil ha provato sulla propria pelle – nel vivo della propria carne – come il male irrompa nella storia senza grandi rulli di tamburo, ma gocciolando sulla vita quotidiana nel pieno della generale distrazione. Il male avviene senza strepito, mentre ciascuno è impegnato a sbrigare i propri affari: qualcuno lo compie, violando i diritti dell’altro e affidando il successo del proprio gesto al silenzio – assordante per profondità – del vicino, del prossimo, del contiguo. Si tratta esattamente del nucleo più profondo di quella vertigine morale cui Hannah Arendt avrebbe assegnato l’epiteto di banalità del male. La complicità imperturbabile con il carnefice, che il silenzio implicitamente ordisce – ogni volta in cui, fischiettando, non lasciamo che il male dell’altro ci disturbi – è la prima nemica della scrittura torrenziale della Weil. La parola della pensatrice assume allora la postura socratica dell’ironia: il male va denunciato, smascherato, ricondotto a ciò che propriamente è; più ancora quando capita lontano, quando corre il rischio di passare inosservato, magari nelle remote colonie, dove la sedicente missione civilizzatrice dell’Europa ha quasi sempre imbellettato i massacri più abominevoli della storia.

Contro tutti coloro che l’avrebbero additata come una sognatrice, come una pensatrice impressionista e asistematica – incatalogabile, quindi vaga se non addirittura pericolosa – Simone Weil ragiona politicamente con una sagacia e una sapienza davvero rare. I francesi sono abituati a considerarsi – dalla Rivoluzione in poi – come gli esportatori privilegiati di democrazia e conoscenza: i popoli colonizzati, dunque – nella testa del cittadino medio della République – non hanno mai nulla da eccepire rispetto al loro dominio, che appare appunto come un fatto del tutto naturale, come una logica conseguenza di una differenza evidente. Simone Weil, da francese, si avvede benissimo di questo difetto prospettico dei suoi connazionali e proprio per questo motivo adotta l’arma del sarcasmo, per denunciarne gli esiti grotteschi e gli impliciti pregiudizi, nella speranza di innescare in loro una sorta di svolta maieutica.

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