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Blaise Pascal, La vita fragile. Antologia dai Pensieri.

Traduzione e cura di Mauro Trentadue

2017, 36 pagine, 5€

Collana RICERCA FILOSOFICA

«L’uomo è soltanto una canna, la più fragile della natura; ma è una canna che pensa. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua, è sufficiente per ucciderlo. Ma, se anche l’universo lo annientasse, l’uomo sarebbe allo stesso modo più nobile di ciò che lo uccide, visto che è cosciente della propria morte e del vantaggio che l’universo ha su di lui; l’universo, invece, non ne sa nulla.

Tutta la nostra dignità quindi, risiede nel pensiero. In questo dobbiamo elevarci, non in uno spazio e in una durata che non sapremmo come riempire. Dobbiamo imparare a pensare bene: ecco il principio della morale.»

La vita, «la cosa più fragile del mondo» appare in una nudità scheletrica che nessuna scienza e nessuna teologia potranno efficacemente mitigare. Eppure il respiro resta, il sole scalda, la gioia consola. Pascal ci appare ancora oggi un compagno di strada perché la sua ricetta non sa mai d’incenso o di predica, perché detesta gli spacciatori di certezze così come i misantropi che usano il dubbio come strumento di ripulsa. L’impresa di vivere è cosa complessa: Pascal non se lo nasconde, ce ne parla e ancora ci convince.