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Mauro Trentadue, Femminile, plurale. Simone de Beauvoir, Hannah Arendt, Simone Weil, Rachel Bespaloff, Etty Hillesum, Cristina Campo
2020, 156 pagine, € 16.00
Collana Le Rondini
Se il pensiero delle donne – cui questa raccolta di saggi è interamente dedicata – può oggi, in questo grottesco duemilaventi, apparirci ancora nuovo è perché qualcosa nella nostra modalità di acquisizione del sapere è di sicuro andato storto.
Nelle nostre aule – tanto al Liceo quanto all’Università – si consuma troppo spesso il rituale arcaico della trasmissione cartesiana dell’informazione, che risucchia la filosofia nel suo sontuoso passato, la glorifica come un mirabile passatempo, come nobile occupazione o come stravagante castello in aria, quindi – in sintesi – come una rispettabile reliquia. Il formidabile riassunto entro il quale, di solito, il professore si lancia con empito funambolico, animato dall’urgenza di condurre in porto il programma, di fatto priva lo studente – o l’interlocutore – dello stupore primordiale che accompagna, come l’ombra, ogni istante di autentica illuminazione. Ecco perché il pensiero di queste donne – incatalogabili, imperdonabili, vulcaniche e ardenti come punte di fiamma – apre fessure di luce proprio là dove l’occhio si era assopito, all’ombra della ripetizioni.
Clandestine in un mondo di soli uomini, esiliate per zelo maschilista dall’orizzonte dell’impresa filosofica, bandite perché dichiaratamente asistematiche, queste pensatrici si trasformano in veri e propri casi letterari: i loro libri vendono centinaia di migliaia di copie in tutte le lingue del mondo e trasformano problemi squisitamente filosofici in argomenti di attuale e pubblica discussione: dalla banalità del male all’origine della subordinazione femminile, passando attraverso il ripudio assoluto della guerra e di un certo presunto eroismo.
Profonde e sapienti in un mondo che se le aspettava piacenti, distratte, modeste e soddisfatte di ricevere briciole di successo accademico, queste pensatrici si sono prese gioco di una tradizione che le voleva ancelle, rubando spesso la scena al primo sesso.
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