Franco Fergnani – Kierkegaard
10,00€
Descrizione prodotto
Franco Fergnani, Kierkegaard
2017, 100 pagine, € 10.00
A cura di Mauro Trentadue e Lorenza Mantovani
Postfazione di Patrizia De Capua
Collana I Lieviti
Lontana anni luce da qualsiasi interpretazione ecumenica e rassicurante, la lettura di Kierkegaard proposta da Fergnani restituisce profondità ai nodi problematici e ai crucci irredimibili del pensatore di Copenaghen. Kierkegaard – negli scritti che si presentano in questo libro – non appare mai un pensatore risolto: il suo salto nella fede appare più una consegna all’enigma che una ipotesi consolatoria. Fergnani mette in luce un Kierkegaard irregolare, disallineato, insolitamente battagliero nei confronti delle filosofie sistematiche – in primo luogo quella di Hegel – che diluiscono compulsivamente il rovello della singolarità nell’informe melassa dell’assoluto. Contro qualunque “sapere di sorvolo”, che consideri il soggetto come inezia in confronto alla melodiosa armonia del tutto, Kierkegaard tuona il vibrante appello alla categoria del singolo: non c’è verità astratta che possa lenire la mia angoscia e il mio tormento di fronte ai paradossi che l’esistenza incarna.
Il Kierkegaard di Fergnani rivendica per la filosofia un ruolo pugnace, in nome della ostinata fedeltà al soggetto e ai dubbi che dilaniano la singolarità eccentrica di ciascuna vita. Ma Fergnani, nel dare voce alle istanze kierkegaardiane, sembra voler marcare anche la distanza rispetto all’interpretazione proposta dall’amato Sartre. Se il pensatore de La nausée interpreta il salto nella fede ripudiandone l’aspetto metafisico ed orientando l’uomo verso l’engagement, Fergnani sembra rivendicare la tragica irresolutezza del filosofo danese: la consegna di sé al mistero divino – implacabile e remotissimo – non consola né rasserena ma esalta lo scacco tragico entro il quale l’esistenza si impiglia. La mossa di Kierkegaard, quindi, non approda alla soluzione dei dilemmi che attraversa, ma li esalta, sbeffeggiando definitivamente qualsiasi miraggio razionalistico così come ogni pretesa sistematica. Fergnani enuclea, così un Kierkegaard consapevolmente tragico, irresistibile quando rivendica l’esistenza contro l’Idea, quando polemizza con Hegel sull’impossibilità di applicare una dialettica ottimistica e conservativa alle cose umane, fatte piuttosto di resistenze e risentimenti. Il Kierkegaard di Fergnani è un pensatore “eccentrico e sensibilissimo”, caustico, irriverente e “fuori scuola”, che dal proprio remoto angolo danese si fa strada fino a noi per combattere una ragione dogmatica e totalizzante, “estranea al sospetto autocritico, arroccatasi nella convinzione della sua positività illuminata”.
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